domenica 17 novembre 2019

Spazi di eccezionalità

Nell'affollatissimo, davvero troppo affollato, panorama degli stage inseriti in calendario, vi sono stati anche i due raduni del Maestro Montenegro, che abbiamo svolto a Foggia ad aprile ed ottobre, giunti in qualche modo, e come accade oramai da diversi anni a questa parte, a chiusura ed apertura della stagione accademica aikidoistica.
Non sono, come trovo giusto rivendicare, due stage qualsiasi tra i tanti che compongono l'offerta formativa della Associazione e dell'aikido italiano in generale, perché questi appuntamenti sono diretti da un istruttore professionista, di eccezionale qualità e perizia, richiesto ed ingaggiato anche e soprattutto all'estero, e le cui lezioni appaiono, obiettivamente, connotate da una speciale conoscenza e capacità, tecniche e didattiche.
I miei quasi trent'anni di pratica mi hanno reso, evidentemente, sufficientemente smaliziato da poter valutare adeguatamente quanto mi viene proposto nel corso di una lezione, e di essere in grado di giudicare il lavoro di un insegnante in termini di qualità del sapere, chiarezza didattica, coerenza nell'esecuzione.
Posso pacificamente attestare, del tutto spassionatamente, che la partecipazione a questi raduni mi sta facendo crescere, mi ha dato stimoli come insegnante e come studente, mi rigenera e incuriosisce riguardo all'aikido e alle sue infinite possibilità.
Come accadeva con gli stage e le lezioni del Maestro Fujimoto, niente, di quanto viene proposto, appare lasciato al caso, e tutto sembra avere un preciso senso ed una convincente logica e razionalità.
Perché facciamo un certo gesto, quale è la situazione che può determinarlo, quali le conseguenze di un diverso approccio, sono tutti input formativi che mi permettono di aggiungere tasselli alla mia preparazione, riscoprire le base del sapere e non smarrirmi nella pratica e nell'insegnamento.
E' certamente un pò dirompente per il proprio ego, perché un lavoro così accurato e appunto "alto" mette in discussione parte delle nostre certezze, ridimensiona, forse, l'innamoramento per noi stessi che una pratica meno critica ed autoreferenziale finisce inevitabilmente per determinare in noi.
Tuttavia, la vera e costante crescita costituiscono il più efficace antidoto alla noia, all'autocitazione, alla stagnazione, che sono i killer silenziosi di ogni esperienza di apprendimento, e forse di ogni percorso umano, professionale e personale.
Rimanere curiosi, umili, affamati di esperienze, è l'unico modo per rimanere vivi il più a lungo, nella vita in generale, e in quella aikidoistica in particolare.
I raduni dovrebbero regalare momenti di questo genere.
Dovrebbero essere spazi di eccezionalità.
Dovrebbero garantire, a chi vi partecipa, una esperienza in qualche misura straordinaria rispetto alla pratica quotidiana, per quanto seria ed accurata essa possa e debba essere.
Non soltanto incontrarsi, sudare, ma esplorare i limiti, intravedere la vetta del sapere.
Il prossimo aprile, una ulteriore tappa di questo cammino.
Vi aspetto.

sabato 14 settembre 2019

E' tempo di ripartire

Eccoci alla ripresa di una nuova,  e mi auguro soddisfacente, stagione aikidoistica.
In quella passata, il nostro piccolo dojo ha "sfornato" due nuovi yudansha, dai quali mi aspetto la dedizione, passione e coinvolgimento nel benessere e nella crescita del gruppo, che il loro ruolo impone.
Spero che molte persone si affaccino a praticare, soprattutto giovani, in modo che possa, negli anni a venire, prepararsi quel ricambio generazionale tanto atteso e del quale, nell'aikido cittadino, c'è tanto bisogno.
Sarei felice di vedere arrivare qualche donna, sino ad ora, nella mia esperienza di responsabile di dojo, pressochè completamente mancate, in modo da portare in palestra un pò di quella sensibilità e quel diverso punto di vista, che ci arricchirebbe senza dubbio.
A tutti coloro che avessero un qualche interesse per questo mondo, mi preme ribadire che l'aikido è un insieme di tecniche elaborate dal suo fondatore, un geniale esperto di arti marziali, affinché la pratica, per quanto finalizzata a sviluppare adeguate capacità di difesa da aggressioni violente, possa svolgersi in condizioni di sufficiente sicurezza, e perchè esse possano formare persone che non aspirino a sopraffare nessuno, non intendano ferire, rifiutino, decisamente, logiche di prevaricazione e aggressività.
Credo che in questo senso l'aikido possa, con il suo portato di gentilezza, attenzione all'altro, rispetto, e se studiato con la dovuta continuità, attenzione e coinvolgimento, divenire davvero un percorso di miglioramento individuale capace di generare frutti importanti ed apprezzabile crescita in chi lo percorra.
Non è un cammino facilissimo, e i risultati giungono solo a patto che ci sia impegno e applicazione.
D'altro canto, risultati importanti, checchè se ne pensi, non possono che giungere all'esito di percorsi seri e pertanto impegnativi.
Vi aspettiamo numerosi, e curiosi.
Da martedì 17 settembre si ricomincia.
E che sia un anno magnifico, e di progresso, per tutti.

venerdì 8 marzo 2019

Un magnifico stage

Sostanzialmente in coincidenza con i sette anni dalla scomparsa del Maestro Fujimoto, si è svolta a Bari una due giorni di ottimo e finissimo aikido, organizzata dal Waka Ki dojo di Mimmo Casale e diretta da sensei Montenegro, alla quale sono accorsi tanti praticanti, come non se ne vedono generalmente negli stage non gratuiti, di ogni livello ed età.
In quello scenario di notevole bellezza, con un dojo nuovissimo e curato, ragazzini di nessuna esperienza si sono allenati con aikidoisti di vecchia e vecchissima data in un clima di curiosità ed entusiasmo.
La direzione del maestro Montenegro, come sempre, è stata sapiente e attenta, piena di nozioni e al contempo rilassata e, direi, divertente.
Gli stage del Maestro Fujimoto erano questo, a mio giudizio.
Cura verso la tecnica, sana fisicità, incoraggiamento e passione.
La costruzione dei waza attenta e razionale, il costante richiamo al non risparmiarsi, la capacità, che io apprezzo infinitamente, di illustrare con la stessa precisione, coordinazione e armonia, le tecniche proposte, sia che siano eseguite lentissimamente che in velocità.
La trasmissione attenta e in qualche modo scientifica di un sapere complesso come quello aikidoistico, la chiara consapevolezza delle cause e degli effetti.
L'idea di unione tra i partner, che si muovono e cooperano come fossero una "cosa" sola, e dunque l'armonia, quale essa emerge dal praticare, piuttosto che essere limitata ad enunciazioni verbose, retoriche, e fini a se stesse.
Il poter tornare a casa, nelle proprie palestre, arricchiti e rinvigoriti nella propria passione, stanchi ma soddisfatti, direi felici, e ricaricati nella voglia e nell'entusiasmo.
E' sempre questa la sensazione che mi porto dietro alla fine di questi stage.
Il pensiero, costante, è al Maestro, ai giorni vissuti con lui e a quello che ha lasciato, che è qualcosa di preziosissimo, che va preservato dall'oblio e dai fraintendimenti che il tempo, inevitabilmente, rischia di generare.
Al maestro Montenegro, che di quel genio è stato uno dei più stretti e vicini collaboratori, e che si è assunto un onere così grande, di trasmettere quel sapere specialissimo come esso era e come andrebbe salvaguardato, va tutta la mia gratitudine e il mio incoraggiamento, perché sta facendo uno straordinario lavoro.
Ho visto volti felici e tanta, palpabile, soddisfazione.
Non c'è da stupirsene, del resto.
E' stato un magnifico stage.

domenica 18 novembre 2018

Stage di autunno

Nell'arroventato ottobre scorso, a Foggia, abbiamo potuto partecipare ad un altro appuntamento di ottimo Aikido sotto la direzione del Maestro Montenegro, che ci ha guidato in una due giorni di pratica di altissimo livello tecnico e studio, in una sessione di approfondimento di waza sempre poco esplorati (leve e proiezioni da attacco in katatetori kubishime).
Analizzando con la usuale perizia quegli esercizi, e facendoci cimentare con tre diverse tipologie di entrata, via via più dinamiche e complesse, l'Istruttore è riuscito, ancora una volta egregiamente, a condurci negli aspetti più dettagliati delle tecniche proposte, che difficilmente, o a tutto concedere solo in occasione della preparazione degli esami, si è soliti affrontare nel corso della stagione.
Quello che porto a casa, "alla fine della fiera", e come sempre dopo avere assistito al lavoro di questo insegnante, è sostanzialmente una sensazione di rigenerazione, di positiva e stimolante presa d'atto della necessità di cimentarmi con sempre maggiore intensità nella mia pratica, di sincera e appagante curiosità verso le frontiere del sapere aikidoistico che, lo si apprende con chiarezza in questi frangenti, si spalancano di fronte a noi, se si ha voglia di continuare a percorrere il sentiero del perfezionamento e del miglioramento di sè.
Quale sia, a mio giudizio, il compito di uno stage, l'ho forse ripetuto spesso, ma trovo importante ribadirlo.
Si possono fare raduni per il piacere di praticare insieme, rafforzare i legami, scambiarsi cortesie. In altre parole, vivere un momento di "convivialità", contarsi, passare qualche momento di socialità e familiarità. E', naturalmente, perfettamente legittimo.
Fino a qualche anno fa, tuttavia, gli stage erano tenuti soltanto dai Maestri giapponesi, quelli residenti, anzitutto, e poi, più raramente, quelli che saltuariamente venivano invitati in Italia, ed agli stage si andava non più di tanto per vedere gli amici, ma perchè si trattava dell'occasione di vedere all'opera dei magnifici professionisti, ciascuno a modo suo "perfetto" nel suo Aikido, dal cui insegnamento trasudava quella ricerca del dettaglio e della sapienza tecnica alla quale accorrevamo ad abbeverarci, indispensabile momento di vicinanza con l'apice della disciplina, la vetta del sapere.
Ho l'impressione che, al venire meno dei grandi Maestri, si sia aperto un vuoto diciamo così di legittimazione, e che tanto si sia diffusa l'idea che ci si debba accontentare, che quella vetta non si possa raggiungere, appartenga ad un tempo che non c'è più, e che non potrà tornare.
Sono evidentemente d'accordo sul fatto che quei tempi, per così dire eroici, siano definitivamente passati.
Avevamo tre, e spesso più, immensi Maestri che stabilmente, nell'arco di tutto l'anno, percorrevano instancabilmente l'intero territorio, da nord a sud, tenendo raduni di entusiasmante livello.
Tuttavia, a mio giudizio, è solo un equivoco ritenere che tanto abbia determinato la fine di un modello di stage inteso come momento di studio altissimo e tecnicamente esemplare.
Occorre chiedersi se ci sia qualcuno, tra gli istruttori e divulgatori in attività, che per la sua storia aikidoistica, per la vicinanza con quelle figure di suprema sapienza, per la totalità della dedizione impiegata e spesa nel perfezionamento di sè, possa ricreare quelle condizioni, riprodurle e farle rivivere.
Tornare a dare allo stage, inteso come raduno didattico prima ancora che come momento di incontro sociale, il suo genuino e originario significato di corso di perfezionamento, diretto anzitutto agli insegnanti, o coloro ai quali comunque compete il gravoso seppure onorevolissimo compito di essere mediatori e fautori della diffusione del sapere aikidoistico.
A mio giudizio, l'ho detto più e più volte, e ne traggo costante conferma, ci sono ancora istruttori di livello massimo, ai quali l'onere e l'onore di costituire dei punti di riferimento nella divulgazione della disciplina può essere serenamente affidato, poichè si tratta di professionisti, nel pieno vigore delle proprie forze, del proprio entusiasmo, dai quali si può e si deve pretendere che si facciano stabili guide perchè l'Aikido possa sopravvivere ai suoi immensi e inarrivabili pionieri che il tempo, inevitabilmente, ci ha portato via, o è prossimo a portare via.
Uno di questi professionisti è certamente il Maestro Montenegro.
A lui, e a chi come lui si è dato l'obiettivo di percorrere la via del professionismo, compete proseguire sulla strada della ricerca della ragionevole e raggiungibile perfezione didattica e tecnica.
A noi competerebbe dargli forza, sostenere questo sforzo, niente affatto facile, con il nostro impegno e la nostra disponibilità a non smettere di metterci in discussione, a migliorarci, a dare di più.
In primavera avremo un'altra occasione per studiare con un grande professionista, perchè tornerà a Foggia per un altro stage.
Stage veri, fatti per indicare una strada di perfezionamento, prima ancora che per stare insieme piacevolmente, e farsi i complimenti a vicenda, o passare qualche ora di buona compagnia davanti ad una birra fresca.
Stage veri nei quali, peraltro, stiamo insieme magnificamente.
A presto, spero di vedervi numerosi. In ogni caso, buona fortuna, e buon allenamento.


sabato 1 settembre 2018

Imminenti novità

Quest'anno si cambia.
Ci trasferiamo in un'altra struttura, che ci ha offerto la possibilità di disporre di una sala non troppo grande, purtroppo, ma più accogliente e per così dire intima, credo più adatta alle esigenze della pratica.
Spero che tanto significhi maggiore afflusso e partecipazione.
Siamo un gruppo non grande, ma affiatato e "giovane", e cerchiamo di portare avanti una idea di aikido dinamico e tuttavia attento, il più attento possibile, agli aspetti tecnici, come ci ha insegnato il Maestro.
Anche quest'anno, sotto la guida di Sensei Montenegro, che sarà da noi in due occasioni (la prima il prossimo 20 e 21 Ottobre, la seconda in Aprile), cercheremo di perpetuare l'insegnamento che Fujimoto shihan ha trasmesso, e la cui conservazione e trasmissione autentica costituisce, lo dico chiaro e tondo, la missione che mi sono e ci siamo dati.
Abbiamo qualche nuovo yudansha, dal quale mi aspetto aiuto e dedizione speciali.
In generale, spero che ogni allievo comprenda l'importanza di praticare bene, attentamente, con intensità fisica e mentale.
Questa è la condizione ineludibile per progredire, e, fatto salvo quanto compete all'insegnante, senza un atteggiamento di concentrazione e "generosità" verso la disciplina è ingenuo pensare di potere migliorare e comprendere davvero quel patrimonio.
Quanto a me, ribadisco il mio impegno all'aggiornamento, alla formazione, alla conservazione di una buona forma fisica, alla ricerca per il superamento dei limiti.
Venite a trovarci, perchè, questo mi sento di dirlo, si pratica un buon aikido, serio, accurato.
Incuriositevi a questa magnifico insieme di conoscenze, che è il tramite per ottenere un contatto effettivo e concreto con la cultura giapponese, che è una cultura del fare, e del fare le cose, anche le più apparentemente semplici, con attenzione e cura.
L'aikido, se fatto per bene, è una disciplina meravigliosa, appagante, e può davvero costituire un mezzo di progresso fisico e psicologico.
Auguro a tutti i praticanti un magnifico anno aikidoistico, e a quelli della mia città, in particolare, di progredire e divertirsi nella pratica.
A presto.

venerdì 6 luglio 2018

Riflessioni di fine anno

Al termine di una stagione impegnativa, dai numeri non troppo gratificanti, posso comunque affermare, devo dirlo con soddisfazione e compiacimento, di avere anzitutto condotto all'agognato grado di shodan alcuni allievi, che spero costituiscano la base ed il sostegno sui quali edificare il futuro del dojo e la perpetuazione dell'insegnamento del Maestro Fujimoto nella zona.
In secondo luogo, di avere comunque garantito ai miei studenti, e all'aikido cittadino, lo svolgimento di stage di altissimo e apprezzabile livello qualitativo, tenuti da una guida di primaria importanza e valore, a testimonianza di un lavoro intrapreso tempo addietro e mai interrotto con il Maestro Daniele Montenegro.
Il primo di questi appuntamenti, svolto nel mese di ottobre, ci ha permesso di celebrare i trent'anni di pratica aikidoistica di questo importante e prezioso insegnante, uso a calpestare tatami oramai di molti continenti e tuttavia, lo rivendico con orgoglio, legato da sempre a questo territorio che per primo, o tra i primi, ha creduto nel suo lavoro e nella sua professionalità.
Il secondo di questi incontri avvenuto invece in Aprile, in un contesto ancora maggiormente degno e più gratificante, rappresentato da una palestra di più ampie dimensioni e assai più curata, nel corso del quale l'istruttore ha regalato due giorni di ottimo e sofisticato aikido, nel solco fedele della didattica del Maestro Fujimoto, con uno studio avanzatissimo di tecniche da shomenuchi con entrate interne, e l'esecuzione di waza di leva e di proiezione come sempre eccezionalmente stimolanti.
Grandissima soddisfazione nei presenti, come puntualmente accaduto in tutte le precedenti occasioni, e l'auspicio che in ognuno dei futuri appuntamenti si sia sempre di più, sempre più eterogenei nella provenienza geografica, e in un'ottica di sempre maggiore condivisione di un patrimonio di visioni, conoscenze, apporti.
A testimonianza di quanto vi dico, abbiamo realizzato un video, già pubblicato, di resoconto dell'evento, e che vi invito a visionare perchè interessantissimo e ben girato.
In autunno e in primavera i prossimi stage, ancora sotto la direzione del maestro Montenegro.
Spero in tanti accorrano, e ci sostengano con il loro entusiasmo e partecipazione.
Per quanto mi riguarda, mi dirigo a Laces, nel ricordo sempre presente delle indimenticabili esperienze vissute con il Maestro Fujimoto.
Un augurio di ottime vacanze.
A presto per una nuova stagione di ottimo aikido.

venerdì 23 febbraio 2018

Un pensiero

Per evitare di grondare retorica e sentimentalismo, che con il passare degli anni è rischio che si corre sempre più si concretizzi, non rivolgerò che un breve pensiero al Maestro in occasione dei sei anni dalla sua scomparsa.
Gratitudine e nostalgia sono i due sentimenti più frequenti non solo ogni venti febbraio, ma, credetemi, quotidianamente.
Gratitudine è quella che gli devo e sento costantemente, perché il contatto con lui mi ha dato tutto, ma davvero tutto, di quello che oggi è il mio modo di fare e vivere l'aikido.
Entusiasmo, passione, una miriade di soluzioni e spunti tecnici, una didattica perfetta da "rivendere" a chi studia con me, costituiscono il risultato di una frequentazione che ho tentato di rendere assidua, e che ad ogni contatto si arricchiva e mi arricchiva anche di umanità, direi anche in qualche misura calore e attenzione da parte di un immenso shihan verso un praticante che veniva un pò da lontano, e che mi è parso di percepire in qualche sorriso, o cenno di approvazione, come fosse contento di vedermi spuntare.
Nostalgia, altro sentimento costante, potete ben comprendere perché la sento e la sentiamo tutti coloro che hanno fatto questo stesso percorso. Ci è mancata e ci manca una guida sapiente e preziosissima, e sentiamo forte e ancora attuale il vuoto che ha lasciato.
Si può dire che viviamo di rendita.
Tanto e tale è il lascito didattico e, lo ripeto, umano del Maestro, che possiamo permetterci il lusso di farlo, e senza mai annoiarci, cercare strade tortuose, perché l'immenso bagaglio che abbiamo ereditato basta ad alimentare direi infinitamente la nostra voglia di aikido, e quella dei nostri studenti, ai quali stiamo cercando di trasmettere almeno una idea di questo incredibile e magnifico aikidoista.
E allora, ancora una volta, questo ormai tradizionale appuntamento con questo post di commemorazione è un'occasione per esprimere gratitudine.
E nostalgia.
Chi lo ha seguito capirà.
Chi non lo ha fatto, posso solo compatirlo. E augurargli di trovare, un giorno, sulla sua strada, un maestro come quello che ho avuto la fortuna e il merito di incontrare io.
Riposi in pace, Maestro.